Percorsi in bicicletta tra Collio, Carso ed Isonzo… sui luoghi della Grande Guerra nella provincia di Gorizia…
Percorso Altopiano Montasio

Percorso Altopiano Montasio

Tempo Lettura: 5 min

Giornata di Piani “B”

L’intenzione originaria era quella di fare un altro giro in Val Alba, il percorso sull’altopiano del Montasio sarebbe stato quindi un possibile “ripiego”. La sciatica dolorante del fratellone, dopo il sabato di super lavoro di sfalciatura a “casa vecja”, mi vede partire invece da solo da casa verso i “miei monti”. 8.20 sono nel parcheggio delle malghe dell’altopiano del Montasio pronto per intraprendere un nuovo percorso. E’ un altro di quei luoghi che conosco davvero poco, non ci sono mai venuto a camminare, solo una volta in auto a fare una breve passeggiata e ad acquistare formaggio in malga. Ci sono già un bel pò di autovetture.

Carinziani caciaroni 🙂

A fianco della mia, sento parlare tedesco, una comitiva di giovani austriaci da Feldkirchen, un ragazzo con tre bionde, generose, procaci, vocianti e simpatiche. Fa ancora abbastanza freddo, il termometro segna 9 gradi. Le pulzelle sembra, non lo sentano, considerato che sono in t-shirt e indossano pantaloncini corti che mettono in mostra le loro gambe atletiche e piuttosto muscolose (alla Hans Peter Briegel, ex terzino del Verona, per intendersi). Li saluto e loro mi seguono a distanza, sono davvero caciaroni questi carinziani dopo l’internamento forzato. Seguo un altro solitario che sale verso il rifugio Di Brazzà.

Salita verso Forca de Disteis

E mò che faccio? Vorrei andare alla Cima di Terrarossa. Al bivio invece seguo le indicazioni per la via normale del Montasio che, per un pò, dovrebbe risparmiarmi fatiche che oggi non sono in grado di fare. Il sentiero è bello evidente. Guadagno piano piano quota in un mare di fiori di montagna (pratoline e nontiscordardimè alpini, potentilla aurea, rododendri non ancora in fiore, vulneraria e silene) e poi ancora prati e rocce. Il sentiero dovrebbe condurmi in sella, verso la Forca di Disteis a quota 2201. Salgo da solo. Ci sono due coppie di escursionisti, ma sono molto più avanti di me. Ho la strana impressione di sentirmi osservato. Mi fermo e tac vedo una testa di stambecco che spunta da un grande masso. Sogno o son desto?

Safari fotografico di Stambecchi

Mi guarda, curioso, non ha paura, credo sia abituato ad incrociare bipedi. E’ un esemplare maschio meraviglioso. Faccio una foto, buona la prima, poi il mio Xiaomi è preso dall’emozione e si ammutina. Lo stambecco si rompe i “marroni” e parte via a razzo e a quel punto ne vedo spuntare altri 3 poi 4 di stambecchi. Deve essere il suo piccolo harem di concubine e qualche piccolo, delle nuove cucciolate. Scendono il sentiero, in dieci secondi percorrono il tratto che io ci ho smadonnato mezz’ora per farlo. Lo scorso anno avevo scalato il Monte Cregnedul sperando di incontrarli, però senza fortuna. Mi ero quasi rassegnato ad arrivare ai cinquanta senza mai essere riuscito a fotografarne uno. E tutti dicono che gli stambecchi, al contrario di camosci e cervi, siano molto più fotogenici o tontoloni con gli uomini. L’emozione che ho addosso è ancora tantissima, e la felicità di essere riuscito a cogliere l’attimo anche.

Percorso nell’Altopiano del Montasio

Ricontinuo la salita, l’aria si fa più rarefatta e sono in breve alla sella. Mein Gott, che orrido strapiombante. A destra il versante ovest del Montasio, il re delle Giulie. Maestoso! A sinistra il Monte Curtissons con i suoi coltellacci di pietra. A nord il vuoto, pauroso, impressionante, che sprofonda in un salto di cinquecento metri verso la Val Dogna. Meglio rimettersi in moto con i miei pistoni. Punto verso il Curtissons, ma dopo un pò la traccia non c’è e non riesco a salire in cima, perdo quota con un lungo traverso, su terreno instabile ma non pericoloso. Fa capolino il sole e si sente. Non ci sono tracce, almeno io, non sono riuscito a intravvederle. Punto verso la sella che divide il Curtissons dallo Zabus, la mia prossima meta. Sento affiorare la stanchezza di ieri mattina e forse, complice, anche il senso di affaticamento dovuto all’altitudine.

Arrivo in sella, su di un “percorso a mano libera”. Sale un vento fresco dalla Val Dogna e in cima vedo ancora stambecchi e marmotte che si prendono gioco di me, allontanandosi appena mi vedono o sentono i miei passi rumorosi e muovendo sassi che accelerano lungo il piano inclinato. Mangio un panino e prendo fiato. Vorrei andare sullo Zabus, sono circa 150 metri di dislivello, il sentiero è un pò fangoso in cresta, non credo di avere sufficiente lucidità e concentrazione. Oggi è una di quelle giornate in cui “vorrei, ma non posso” o meglio “non me la sento”. Me ne sto acquattato per un pò ad ammirare la straordinaria vista sull’altopiano e le sue malghe con di fronte il massiccio del Canin, il suo lato nord assieme all’altopiano completamente innevato. Riconosco il monte Sart, il Picco di Grubia, il Picco di Carnizza, il Canin, il Bila Pec e il Rombon.

Discesa libera su botton d’oro

E’ ora di scendere. Chiaramente, “discesa libera sugli scarponi“. Al posto della neve una distesa infinita di botton d’oro. Cerco di tagliare dolcemente il traverso. Stupenda la vista sul Montasio e sulla catena dove il sentiero Ceria Merlone porta al Foronon e al Modonon del Buinz. In cima intravvedo anche la piccola casetta del Bivacco Luca Vuerich. E’ bello ravanare senza traccia. Salto tra le pietre e l’erba per evitare di fare un macello di fiori. Perdo un pò il senso di dove sono, ebbro di tanta libertà. Ma ecco che un bel marasso vipera berus tutto arrotolato, mi sveglia improvvisamente dal sogno. Giusto il tempo per spiccare un grande salto e lo schivo. Sono ospite, è meglio stare con gli occhi bene aperti. E’ il loro regno, meno male che oggi il sole va e viene e non fa caldo, altrimenti, credo, ne avrei incontrati molti altri.

Scendo sempre alla “sbogaz” direbbe cugino Gò. Fortunatamente l’erba non è ancora molto alta e dopo circa un’oretta incrocio finalmente un sentiero e vedo di nuovo gente. Sono presto alle malghe, dove di gente ne trovo un bel pò, anche loro per un percorso o una piccola escursione nell’ altopiano del Montasio. Il bello di questo luogo è che offre la possibilità di godere la montagna con vari gradi di difficoltà. Tanti bimbi e gente allegra nei pressi delle casere. Tutti hanno bisogno di aria fresca dopo l’internamento e qui si trova a portata di polmoni ed in grandi quantità.

Total distance: 8060 m
Max elevation: 2180 m
Total climbing: 849 m
Total time: 03:24:12
Download file: Altopiano Montasio.gpx

Ritorno

Concludo la domenica con un meritata libagione alla trattoria Fratelli Martina di Chiusaforte, dove erano in mia dolce attesa, i cjarsons con le erbe di montagna, che ho pestato la mattina, con i miei fettoni, conditi con abbondante burro fuso e ricotta affumicata. E poi, tanto per farsi ancora del “male”, frico con polenta, perchè bisogna reintegrare, altrimenti quale utilità c’è nel camminare a vuoto per monti? Vabbè non ho scalato montagne come direbbe Brunori sas, ma ugualmente non mi sono fermato al primo ristorante. Ciò nonostante il percorso sull’ altopiano del Montasio che ho fatto, mi ha soddisfatto ugualmente. E poi, gli stambecchi mi hanno trovato finalmente ed è stata una esperienza esaltante e memorabile poterli ammirare nel loro ambiente, forti e liberi. In loro onore ho provato ad imitarli un pò, nella discesa senza traccia segnata, che dallo spallone dello Zabus mi ha ricondotto alle malghe. Buone camminate a tutti e FORZA ALEX , non mollare neanche questa volta !!!!

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