Percorsi in bicicletta tra Collio, Carso ed Isonzo… sui luoghi della Grande Guerra nella provincia di Gorizia…
Salita Monte Zermula

Salita Monte Zermula

Sulle Alpi Carniche, la Salita al Monte Zermula (m. 2143) rappresenta senz’altro uno dei percorsi classici. La “via normale” parte dal Passo di Cason di Lanza (m. 1552) ma, volendo, è possibile partire anche da Casera Pizzul (m. 1680) sulla rotabile da Paularo. E’ una cima che offre un notevole panorama su tutta la Carnia, le Alpi Giulie e la cresta di confine con l’Austria.

Salita Monte Zermula

Era uno di quei monti “must in FVG” che, davvero, mi mancava… Un bel pò di lustri fa, con Marco e Luciano (C.A.I. ai Piè) si era partiti con l’intento di salirci, ma, in quell’occasione, trovammo la strada bloccata da una frana e dovemmo optare per una soluzione di ripiego (il Monte Salinchiet) , scolpita ad imperitura memoria nelle nostre menti. In quell’occasione si affrontò una traccia, che nella cartina Tabacco era segnata in nero ma che, alla resa dei conti, realizzammo essere un passaggio di un paio di chilometri sopra un mugheto infinito. La tenuta mentale del povero Lucky, aracnofobico di suo, venne messa, sua malgrado, a prova estrema.

Il percorso di salita

La Salita al Monte Zermula è sicuramente a portata di tutti (o quasi). A meno che non salti in mente di salire per la ferrata, (una delle più affascinanti che si possa trovare in regione). Il dislivello è contenuto, la traccia ben segnata e non ci sono tratti difficili o esposti da superare. In salita, ho percorso la variante del sentiero che cammina sotto la cima est dello Zermula ed offre la possibilità di visitare trincee, gallerie e postazioni, della Prima Guerra Mondiale assieme al sistema difensivo predisposto dagli Italiani. Lo stesso Monte Pizzul è già disseminato di trincee che si riconoscono, visivamente, con facilità da Forca di Lanza.



A Forca di Lanza c’era oggi, una distesa meravigliosa di Botton d’oro, ma, posso dire, che lungo tutto il percorso, la flora offre una varietà notevole di specie. C’è pure una rumorosa colonia di marmotte (come fischiano…) e, miracolo, sono riuscito ad immortalarne una, che poi al mio primo movimento goffo e sospetto, ha ripreso repentinamente la strada per la sua tana.

In vetta

Il percorso di Salita al Monte Zermula è assai frequentato. Ho sorpassato numerose comitive che, alla spicciolata, salivano il sentiero. Non so per quale ragione, forse perchè il mio lato idiota, deve uscire sempre, specie dopo il letargo invernale; mi vergogno a dirlo ma il sottofondo musicale che mi ha accompagnato, nel mio peregrinare, è stata la versione riadattata della famosa canzone in dialetto triestino. “Ti col mus e mì col tram, andemo a Zermula doman, andemo a Zermula doman….”,



In vetta, c’è la croce, una colomba stilizzata recentemente installata ed “il libro presenze”, in verità un pò umido causa piogge copiose che si sono succedute negli ultimi giorni. Prima di riscendere mi sono intrattenuto, un bel pò, con una coppia di Campeglio e ho dato sfoggio del mio friulano, raffazzonato come sempre, ma comunque sempre abbastanza efficace. Ogni tanto, come è logico, mi “imbardeavo“, ma in onore dei luoghi che mi ospitano, la marelenghe deve continuare a vivere. Ci siamo scambiati le nostre impressioni sulla libertà controllata della fase 3 del post pandemia. Ahimè poi ho anche “scambiato” il Sernio con il Tersadia e per poco non mi lapidavano (giustamente). E’ risaputo che non sarò mai un mago delle cartine. Solo il buon Lucky riesce a superarmi, scorgendo la sagoma del Nabois da qualsiasi vetta regionale.

La discesa

I due simpatici e arzilli signori, mi dicono che avevano prenotato un viaggio in Perù e Bolivia e che però adesso è tutto sospeso e sperano vivamente di rientrare in qualche modo, nelle somme già anticipate. Sfiga nella sfiga….

Gli uomini si incontrano e le montagne stanno ferme.

Mi raccontano che conoscono Ivo e Sandra di Sentieri Natura e spesso camminano insieme a loro. Ormai mi riferiscono che non esistono asperità sulle quali non siano saliti. Dopo abbondande libagione e tajut di verduzzo (fresco e ottimo) in compagnia, decidiamo di scendere, però ci dividiamo. Loro prendono il sentiero delle trincee che ho percorso all’andata mentre io seguo il segnavia 442. Il sentiero di discesa è estremamente piacevole, ottimamente segnato e ben battuto e non presenta difficoltà. I miei ginocchi ringraziano e pure i miei poveri quadricipiti, messi sotto stress nella mia precedente uscita in Val Alba.



Considerazioni finali

Noto, con sommo piacere, che il cielo si è pulito e la nebbia mattutina ha lasciato posto ad un azzurro terso con un corroborante brezzolino che asciuga le gocce di sudore. Si sta bene, come è dolce questo zermulare; ahimè ho un impegno alle 17:00 e devo tornare a casa presto. Dopo un’oretta e un quarto di discesa, intervallata da numerose soste per accalappiare qualche foto con il cinese di virus imbottito che porto al seguito (lo stagionato e inseparabile Xiaomi Mi3) sono di nuovo al Passo. Nel frattempo il parcheggio si è riempito d’auto, moto finalmente due con sigla D 😉 e biciclette. La vita è ricominciata, davvero per tutti, si spera… Quanto amo la montagna, da 1 a 10? Non so rispondere, ma tanto, davvero tanto, specie quando i piedi non mi fanno male e il fiato asseconda felice le mie gambe. Buoni monti a tutti 🙂

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