Tunnel di Sarajevo
Tunel Spasa ovvero Tunnel di Sarajevo, é senza ombra di dubbio, uno di quei luoghi imperdibili per chi visita Sarajevo.
Come arrivare
Per arrivarci, abbiamo preso il tram 2 fino al capolinea di Ilidža. Circa 40 minuti il tragitto dalla fermata di Sebilj. Ben spesi, perché si può percepire uno bello spaccato di gente locale che vive la città. Si può scambiare qualche parola con chi ti siede accanto che è sempre contento di interloquire con un italiano. Giunti a Ilidža, si può pensare di arrivare al Tunnel a piedi (3 kilometri) oppure prendere un taxi e fare come noi.
Il Museo
Il Museo é ospitato nella Kuća Kolara ovvero Casa della Famiglia Kolar. È tutto originale, la facciata ha ancora i segni delle pallottole e sul cortile interno ci sono ancora i crateri delle bombe di mortaio.
L’assedio
Le truppe serbe avevano completamente accerchiato la città e l’unico istmo di salvezza, era di fatto costituito dalla pista dell’aeroporto. Per sopravvivere e per poter scappare, i Sarajevjti costruirono il tunnel che passa sotto la pista. Era lungo 800 metri, una larghezza di un metro e 50 e con un altezza che non superava il metro e 80. C’era una rotaia dove poteva viaggiare un piccolo carrello tipo quelli utilizzati in miniera. Oggi sono visitabili solo i primi metri, comunque sufficienti per farsi un’idea.
La mappa
Per comprendere l’assedio di Sarajevo é imprescindibile la cartina di seguito.
Spazi espositivi
Molto interessante il documentario che viene proiettato nel fabbricato esterno. Mostra filmati originali e foto dell ‘epoca.
È incredibile pensare cosa rappresentava il Tunnel di Sarajevo per la città. Era il tunnel della speranza per chi scappava dalle bombe. Era il tunnel per gli approvvigionamenti alimentari. Insomma il tunnel della vita. Sono passati a visitarlo anche due star di Hollywood come Morgan Freeman e Kevin Spacey. Due attori che sono sempre attenti e impegnati in prima linea.
Ci passava veramente di ogni cosa. Nel filmato si vede anche un vecchietto che si trascina una capra.
I mangia maiali
Quando eravamo all’aeroporto di Sarajevo, abbiamo incontrato una comitiva di attempati vecchietti austriaci, di St. Poelten. Era ora di pranzo e, chiaramente, hanno ordinato birra a fiumi e panini con wurstel o prosciutto cotto. Il verbo “sperimentare cibo locale” non ha ancora krosso seguito in Krukkenland. Se fossero costretti a subire un assedio, come a Sarajevo, quanto sopravvivrebbero? Al solo pensiero di quanti maiali si sono mangiati nella loro vita, la pista dell’aeroporto sarebbe già al completo di tutte le carcasse di quei poveri animali grugnanti.
Miss Sarajevo
Quando ho visto il documentario, mi é tornata in mente quella canzone degli U2.. SÌ Miss Sarajevo 1993… La versione con Big Luciano a Modena… Quella con lo striscione “Don’t Let Them Kill Us“… Il sorriso di quella ragazza, il bisogno di normalità, sotto le bombe di quei bastardi. La voglia di vivere o l’istinto di conservazione. La Grande Bellezza.
Ritorno
Per ritornare al capolinea dei tram, siamo riusciti a scroccare un passaggio ad una guida locale che parlava spagnolo.