Gallery 11/07/1995
Per chi vuole conoscere la Storia, Gallery 11/07/1995 – Galerija 11/07/1995 è veramente una mostra sconvolgente. Attraverso le fotografie di Tarik Samarah, ci viene svelato, il genocidio di Srebrenica perpetrato dalle milizie serbo-bosniache del generale Mladic. Raggiunto il primo piano, i nostri occhi si scontrano immediatamente sul muro della morte. 8372 nomi e cognomi uno attaccato all’altro.
Nella Galleria
Appena entrati ci accolgono i visi di 640 persone tra quelle che vennero trucidate e sterminate in quei giorni. Quelle persone ci guardano. Quegli occhi ci scrutano dentro. E poi le fotografie. Di una crudezza che lacera le budella. Non potrebbe essere diversamente. Ci troviamo difronte al più grande genocidio programmato, dopo la seconda guerra mondiale.
Dov’era l’Europa?
Ci si chiede. Dov’era l’Europa in quei giorni? E l’O.N.U. ? In quale Europa possiamo credere e sperare se tutto questo è stato rimosso e/o nascosto? Perchè non è stato fatto nulla per fermare questo massacro? Era tutto organizzato e stabilito nella stanza dei bottoni?
Dove eravamo quando tutti quegli uomini e bambini tra 12 e 77 anni sono stati separati dalle loro donne e dalle loro madri e condotti al massacro?
Non può essere un qualcosa scaturito dal nulla o che è solo sfuggito di mano.. Un momento dove il mondo si è fermato. O forse è come dice Edmund Burke
“Tutto quanto necessario per il trionfo del diavolo, è che gli uomini buoni non facciano niente”.
Il documentario
Ci siamo fermati a guardare il documentario – resoconto di quei giorni. Pagine terribili e angoscianti. Quelle immagini sono passate ai telegiornali dell’epoca. Mi ricordo, nel 1995 avevo già 24 anni. Perchè non ho fatto niente per fermare questo massacro? Potevo fare qualcosa anch’io, nel mio piccolo. Ribellarmi. Manifestare. Gridare la mia voce. E’ accaduto nella nostra Europa, a 700 chilometri da casa mia, è come fosse successo a Roma. Sì Roma, città eterna… C’è anche un cortometraggio che mi ha molto colpito. Deseta Minuta del regista bosniaco Ahmet Imamović. Il diverso significato dello scorrere del tempo, in due luoghi diversi. A Roma per un turista giapponese. A Sarajevo durante l’assedio per un bambino bosniaco.
Si prosegue con una sensazione di infinito dolore che ci accomuna tutti, coloro che guardano questa mostra. Piangiamo lacrime, ci sgretoliamo lo stomaco, ci sentiamo disintegrare dentro. L’Europa potrà, un giorno, trovare il modo di ammettere di essere stata corresponsabile di questo immane massacro? Di esserne stata, in un modo o nell’altro, anche l’oscuro mandante?
Il riconoscimento delle salme attraverso il DNA si rivelò un’operazione traumatica per i reduci ma essenziale per poter dare almeno un nome ed una degna sepoltura a quelle salme. Ci sono le interviste delle madri e delle mogli. Di quei bimbi che ora sono adulti. Quando esci da questo museo, non puoi essere più la stessa persona. E’ un pò quello che accade quando oltrepassi il cancello di Auschwitz. Come può, un uomo, fare tutto questo?
2 commenti su “Gallery 11/07/1995”
ci sono stata lo scorso anno. e’ un qualcosa che veramente ti scortica dentro. quelle immagini immerse nel nero e grigio delle pareti sono soffocanti, ti trapassano il ventre, come quelle storie raccolte dai testimoni della strage. veramente, non ci sono parole per la rabbia che senti per quanto non sia stato possibile fare per fermare questo genocidio
Ed intanto Caschi blu olandesi responsabili al 30%… Mah, cosa si può aggiungere?