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Una foto di tre dei cospiratori a Belgrado agli inizi del 1914: Grabez, Djuro

L’attentato di Sarajevo – 2

L’ATTENTATO DI SARAJEVO – TERRENO FERTILE NEI BALCANI

PAN-SLAVISMO

All’inizio del 1914 i Balcani erano un focolaio di disordini politici e di agitazione. La regione in cui l’impero ottomano, in avanzato stato di dissoluzione, e l’impero asburgico, noto anche come la doppia monarchia austro-ungarica, erano a più stretto contatto e contenevano diversi gruppi etnici appartenenti tutti al più ampio e variegato popolo slavo. Serbi, bosniaci, croati e sloveni parlavano fondamentalmente la stessa lingua e appartenevano alla stessa entità culturale. Tuttavia, mentre la Serbia era un regno indipendente, Bosnia Erzegovina, Slovenia e Croazia facevano tutte parte dell’impero asburgico. La Bosnia-Erzegovina era stata occupata dagli Austriaci nel 1876 – una situazione che era stata confermata dal trattato di Berlino del 1878. Fermentava il malcontento tra i serbi, che si sentivano traditi nel perdere territorio che per diritto, credevano, appartenesse a loro, e tra quelli che pensavano che gli Austriaci non facessero nulla per migliorare la situazione dei contadini bosniaci, i kmeti, che erano ancora rinchiusi in un sistema feudale opprimente.

MLADA BOSNA (“GIOVANE BOSNIA”)

Nel 1890 sorse un movimento noto come Mlada Bosna (Giovane Bosnia). Espressione di nazionalismo serbo radicale, comprendeva una rete di società segrete formate da giovani studenti serbi, per la maggior parte di origine contadina povera, che erano uniti nel loro odio per gli austriaci. Ferventemente patriottici e romanticamente credenti nell’unificazione di tutti i serbi in uno stato pan-slavo, passavano le loro giornate a leggere libri e trattati sul socialismo e sulla rivoluzione, tramando la ribellione, discutendo con gli amici nei caffè, e agitandosi in sommosse politiche, scioperi e dimostrazioni di strada. Molti di loro videro nel terrorismo, la loro arma principale, e sognavano trame di assassinio – contro l’imperatore austriaco Franz Josef, o contro alti funzionari del regime. Sebbene fossero senza una struttura formale o una guida, la luce e guida spirituale del movimento era Vladimir Gacinovic, un saggista e poeta, un amico di Leon Trotsky, in esilio a Losanna, in Svizzera.

Il malcontento e la frustrazione tra i serbi e i “Giovani Bosniaci” raggiunsero un nuovo apice nell’ottobre del 1908, quando gli austriaci fecero un ulteriore passo avanti e annessero formalmente la Bosnia-Erzegovina all’impero asburgico, creando un parlamento fantoccio bosniaco a Sarajevo. Il nazionalismo serbo diede vita a tutta una serie di organizzazioni militanti, alcune alla luce del sole e legali, alcune segrete e clandestine, altre formate da veri e propri terroristi.

NARODNA ODBRANA” (Difesa nazionale)

Nel 1908, in reazione all’annessione austriaca della Bosnia, i nazionalisti serbi a Belgrado istituirono la “Narodna Odbrana” (Difesa nazionale), un’organizzazione semi segreta progettata per mobilitare le truppe per combattere gli austriaci, con lo scopo di riconquistare il territorio. L’ufficio di reclutamento dell’organizzazione, noto come Komitee e guidato dal maggiore Vojislav Tankosic, divenne una calamita per i “Giovani Bosniaci” e altri patrioti pan-slavi, reclutando e addestrando volontari alla lotta. Tuttavia, nel 1909, dopo che, la convenienza politica, costrinse la Serbia ad accettare quasi umilmente l’annessione austriaca della Bosnia, il Narodna Odbrana fu apparentemente trasformato in un’istituzione per la promozione della cultura serba, con succursali sparse in molte città e villaggi. In realtà, continuò a funzionare come un’organizzazione militante, gestendo una rete segreta di agenti e spie serbe all’interno della Bosnia. Anche il Komitee del maggiore Tankosic continuò ad essere operativo. I suoi reclutati combatterono come guerriglieri paramilitari sia nella Prima Guerra dei Balcani (1912-13) quando la Serbia si unì alle forze di Bulgaria e Grecia e attaccò l’Impero Ottomano, sia nella Seconda Guerra dei Balcani (1913) quando la Serbia si schierò con Grecia, Romania e Turchia contro la Bulgaria.

Sopra i tre assassini che arrivarono da Belgrado tutti diciannovenni.

CRNA RUKA (La Mano Nera)

Una delle società segrete che sperava di raggiungere l’unità slava attraverso l’uso del terrorismo si chiamava “Ujedinjenje ili Smrt” (Unità o Morte), conosciuta anche come “Crna Ruka” (La Mano Nera). Costituita nel maggio 1911 da ufficiali dell’esercito serbo, la sua figura di spicco era il colonnello Dragutin Dimitrijevitch (noto anche come Apis), che era anche il capo dell’intelligence militare serba. Dimitrijevitch era un vecchio sostenitore dell’assassinio politico. Nel maggio del 1903, lui e altri ufficiali minori (tra cui Tankosic) avevano portato a termine con successo, all’omicidio del dispotico e odiato Re serbo Alessandro I Obrenovic e di sua moglie la regina Draga e insediato Pietro I della casa rivale dei Karadordevic come nuovo Re di Serbia.

Colonello Dragutin Dimitrijevitch (alias Apis), il capo dell'intelligence militare serba
Colonello Dragutin Dimitrijevitch (alias Apis), il capo dell’intelligence militare serba

La “Crna Ruka” era organizzata a livello di base in celle da tre a cinque membri, sotto la supervisione di commissioni distrettuali e di un Comitato centrale a Belgrado, il cui Comitato esecutivo di dieci membri era guidato da Apis. Dal 1911 in poi, la “Crna Ruka” si impegnò nella pianificazione di omicidi politici contro gli austriaci. Nel frattempo, in Bosnia, i disordini politici stavano raggiungendo il punto di ebollizione. Nel giugno del 1910, un giovane bosniaco, Bogdan Zerajic, tentò di sparare a Sarajevo, al governatore austriaco di Bosnia, “il pugno di ferro”, generale Marijan Varesanin. Fallì nel suo intento, ma si suicidò sul posto, diventando il primo e principale martire dei “Giovani Bosniaci”. Nel maggio 1913, di fronte al crescente malcontento e alle manifestazioni studentesche per le strade, il successore di Varesanin come governatore, il generale Oskar Potiorek, introdusse misure di emergenza, vietando assemblee, chiudendo scuole, sospendendo tribunali e confiscando giornali serbi. Accusati dalle autorità austriache in Bosnia, spesso espulsi dalle loro scuole o licenziati dal lavoro a causa di attività politiche, molti “Giovani Bosniaci” in questo periodo andarono a vivere provvisoriamente in Serbia, specialmente a Belgrado, dove trovarono una vasta comunità di compagni compatrioti radicali.

Una foto di tre dei cospiratori a Belgrado agli inizi del 1914: Grabez, Sarac e Princip
Una foto di tre dei cospiratori a Belgrado agli inizi del 1914: Grabez, Sarac e Princip

 

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