Percorsi in bicicletta tra Collio, Carso ed Isonzo… sui luoghi della Grande Guerra nella provincia di Gorizia…
Guerra dei dieci giorni al valico italo-sloveno di Casa Rossa - Rozna Dolina

Venticinque anni fa la Guerra dei dieci giorni in Slovenia

Venticinque anni fa la Guerra dei dieci giorni in Slovenia

Sono trascorsi 25 anni dalla guerra dei dieci giorni Desetdnevna vojna o di indipendenza slovena. Correva l’anno 1991, il giorno 26 del mese di giugno. Mi ricordo, lavoravo presso uno studio a Gradisca d’Isonzo e arrivavano molti clienti da Gorizia. Ci riportavano le loro testimonianze dirette. La frontiera italo-jugoslava di Casa Rossa era chiusa ed in quei dieci giorni, numerose furono le pallottole che varcarono anche accidentalmente, il confine.

Preoccupazione al confine

C’era un certo timore, che le cose perdessero completamente il controllo. Ovvero che la reazione dell’esercito federale jugoslavo, sfociasse in un bagno di sangue. Ora come allora, la frontiera era già un luogo di passaggio abituale. In quegli anni, serviva ancora la mitica “propusnica” per attraversare il confine, si andava a Nova Gorica per acquistare la carne o per fare benzina. Mentre gli sloveni, venivano in Italia per comperare un pò di tutto, specialmente vestiario, ed elettrodomestici, che non si trovavano molto facilmente in Jugoslavia.

In quei giorni tutto si bloccò e tanta fu la paura specie a Gorizia, in particolar modo per tutte le persone che avevano parenti od amici nella vicina Nova Gorica.

Guerra dei dieci giorni al valico italo-sloveno di Casa Rossa - Rozna Dolina
Guerra dei dieci giorni al valico italo-sloveno di Casa Rossa – Rozna Dolina

Si ebbe subito l’impressione, che gli amici sloveni, avessero “programmato” molto intelligentemente e sapientemente le operazioni sul campo. I federali jugoslavi, si trovarono ben presto, accerchiati e furono sufficienti alcune prove di forza per farli desistere da ogni intento.

Le motivazioni fecero la differenza

Sicuramente le motivazioni contribuirono non poco. Gli sloveni erano oltremodo agguerriti e convinti nei loro propositi di staccarsi dalla federazione jugoslava. L’esercito federale di Belgrado invece, aveva nelle sue truppe, militari di leva appartenenti a diverse etnie. Per lo più albanesi, montenegrini e croati, scarsamente motivati. Realizzarono subito che era meglio portare a casa la pelle, piuttosto che fronteggiare un popolo fiero della sua identità, che non avrebbe desistito facilmente.

La strategia e la tempistica fecero, infine, il resto. La Slovenia non aveva enclave di altre etnie nel suo territorio e questo fu sicuramente un punto determinante, che invece non si ripropose nella successiva guerra jugoslava. Se Belgrado avesse deciso di spostare le truppe verso la Slovenia, avrebbe dovuto attraversare gioco forza la Croazia. E questo avrebbe, probabilmente creato ulteriori grossi problemi.

La Guerra in Jugoslavia che verrà

I tempi erano ormai maturi per l’inizio dello sfaldamento dello stato jugoslavo. Di quel piccolo “sogno” di Tito di unire gli slavi del sud, sotto un’unica bandiera. Di creare un’idea di impero, anche farsesca, una terza via ai due blocchi. La tragedia della guerra nell’ex Jugoslavia, sarebbe stata poi, una strage senza fine, che ancora adesso, porta dentro i semi della discordia.

Ci vorranno generazioni per dimenticare quegli orrori, lo sterminio etnico perpetrato con il beneplacito internazionale. E la dimostrata impotenza del mondo occidentale, che si girò per l’ennesima volta, dall’altra parte. Per scegliere invece di fare soldi con il traffico delle armi.

Venticinque anni fa la Guerra dei dieci giorni in Slovenia
Altra immagine presso il valico italo-sloveno di Casa Rossa – Rozna Dolina

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