Percorsi in bicicletta tra Collio, Carso ed Isonzo… sui luoghi della Grande Guerra nella provincia di Gorizia…

Altrove 1915-1918

Altrove 1915-1918

Altrove 1915-1918 Memorie dal campo di Wagna e altre storie di profughi,  é una mostra estremamente interessante,  ospitata presso i locali della Fondazione Cassa di Risparmio  a Gorizia.  È visitabile  gratuitamente fino al 26 febbraio 2017.

Nel suo allestimento é stata portata avanti una raccolta di testimonianze e una attenta ricerca storica,  di documentazione, attraverso anche il recupero di lettere e diari dell’epoca.

Entrata in guerra

All’entrata in guerra dell’Italia nel maggio 1915, tutto il Litorale divenne fronte principale.  Per primi a subire l’evacuazione della popolazione,  furono, pertanto, i paesi più prossimi alla linea di battaglia, Sagrado, Fogliano, San Martino, Gradisca,  Ronchi,  San Lorenzo Isontino,  e gli abitati sul Carso.

Gavemo ciapà el treno dele bestie, trentadò persone dentro e via, stivadi come sardele, nè panche nè niente. (testimonianza di Luisa Biasiol di Ronchi dei Legionari).

Condizioni di vita nei campi

Le condizioni di vita nei campi profughi furono fin da subito difficili. La fame è il tema che emerge sempre e più indelebile dalle testimonianze dirette. Il cibo fu quasi sempre insufficiente e di pessima qualità. I dati raccolti evidenziano la diminuzione costante delle quantità di alimenti fornite ai profughi, sempre inferiori alle razioni teoriche. Ci si doveva arrangiare, provando ad uscire (abusivamente) dal campo, per cercare di recuperare nelle campagne intorno,  qualsiasi cosa commestibile. I strumenti di coercizione e controllo impedivano di fatto qualsiasi contatto con la popolazione esterna. Le baracchino poi erano calde d’estate e terribilmente gelide d’inverno.

Epidemie

Tutto questo favorì la diffusione di epidemie (morbillo, difterite, scarlattina, polmoniti) che falcidiarono la popolazione infantile e non solo. Nell’inverno 1915/1916, la mortalità nel campo di Wagna (bassa Stiria) raggiunse picchi altissimi e si assistette ad una vera e propria selezione naturale. Si cercò di sopravvivere in ogni modo, anche cercando di creare una quotidiana normalità all’interno dei campi profughi.

Corsi di lavoro

Furono istituiti corsi di lavoro per riempire le ore interminabili delle giornate. Ma il sovraffollamento (anche 18000 persone occuparono gli spazi angusti del campo) specie dopo la caduta di Gorizia (agosto 1916) e la scarsità di tutto non permise mai di raggiungere una qualità di vita decorosa.

Povere noi, cossa nea tocado, questo ano disgraziado, di patire in questo modo, dal momento che no gavessimo bisogno di patir tanto; le nostre bele case stano per niente, e noi non abiamo neanche indove sentarse ora, iera mejo che prima de venir fin qua, chesi avesimo getatto tutte in mar almeno non avesimo soferto niente (dalla lettera di Lucia Zuliani al marito 11.9.1915)

Effetti collaterali

La mostra Altrove 1915-1918 offre pertanto la possibilità di conoscere un risvolto terribile (collaterale dicono ora) della guerra. L’abbandono di tutte le cose, degli affetti, sentirsi alieni in una terra che non può essere la propria. Il pensiero e la speranza di poter sopravvivere alle infinite difficoltà e di poter tornare a casa un giorno, e ritrovare i propri cari partiti invece in guerra, e di cui non si possono avere notizie. Il sentirsi “Altrove” e non nel luogo dove si vuole essere, era il tarlo che tormentava le menti dei profughi, l’incubo quotidiano della loro vita.

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