Percorsi in bicicletta tra Collio, Carso ed Isonzo… sui luoghi della Grande Guerra nella provincia di Gorizia…
Salita allo Jof di Somdogna

Salita allo Jof di Somdogna

Tempo Lettura: 5 min

Avvicinamento

E’ il primo sabato di settembre; la salita allo Jof di Somdogna si può fare. Da dove partire però? Ci sono almeno due opzioni per dove lasciare l’autovettura. Decidiamo di risalire la rotabile da Dogna. Fino alla Sella di Somdogna sono circa diciotto kilometri. L’asfalto è rifatto da poco, la strada è regolare, molto meglio del Cason di Lanza o della carrabile che porta alle Malghe del Montasio.

Salita allo Jof di Somdogna (Köpfach)

Lasciata l’auto sulla Sella di Somdogna (dopo caffettino di rito lungo il tragitto), imbocchiamo il sentiero CAI 610 che sale deciso nella faggeta che man mano si dirada, lasciando spazio a larici, ontani e mughi. Lungo il cammino si possono visitare resti di manufatti bellici e gallerie adattate a ricovero durante la Grande Guerra. Superiamo un paio di escursionisti e ci fermiamo, con loro a goderci il panorama che si apre sulla Sella di Sompdogna e verso il Monte Lussari con il Santuario. Pensiamo al Sentiero del Pellegrino, che un giorno, vorremmo fare, anche se non è proprio una passeggiata. Troviamo un berrettino super tecnico sul sentiero. Lo raccolgo e lo metto in bella vista alla mia sinistra su di un albero di mugo. Dopo una diecina di minuti di salita, salutiamo una donzella tutta trafelata, che, scendendo, ci dice stia ripercorrendo i suoi passi per recuperare il suo cappellino. Ecco di chi era…. Ci dice, esserci troppo affezionata, per lasciarlo ai posteri…

Lungo la Salita

Lungo la Salita allo Jof di Somdogna, dopo un’oretta di cammino (spedito) arriviamo su di un bellissimo belvedere a cospetto di sua maestà, il Re delle Giulie (Il Montasio (Montasch in tedesco e Montaž in sloveno). Qui troviamo anche il marito della signora che abbiamo incrociato. Ci fermiamo un pò con lui. Ci racconta che sta finalmente prendendo fiato; è da tre giorni a zonzo su queste montagne. La sua signora è super allenata, ne ha fatti di trekking e gare in montagna, lui molto di meno ma si sa che per accontentare una donna, si fa di tutto. Ieri erano sullo Jof di Miezegnot, mentre il giorno prima sul Due Pizzi. Mi ritornano in mente le escursioni fatte con Massimo, Luciano ed il suo amico fisico e la “nostra ritirata” a causa di un canalone strettissimo con uno strapiombo infinito. Lui ce lo indica e ci dice di averlo passato, pregando tutti i Santi del Paradiso. Lo salutiamo e proseguiamo e aiutandoci anche con le mani, nei passaggi meno semplici, arriviamo in breve al ricovero Köpfach. E’ l’osservatorio militare italiano della Prima Guerra Mondiale. Nel maggio giugno 1915m gli italiani riuscirono a conquistare la montagna. Con sommo piacere, dentro troviamo il “resto della truppa”.

Juliette ed il Nonno

C’è Juliette e suo nonno ed una signora di Dogna. La bimba è davvero simpatica. Sta facendo una gara con il suo avo, per chi arriva prima in cima. Premio di giornata, una corroborante e fresca coca cola al rifugio Fratelli Grego. Apriamo gli zaini e alleggeriamo un pò le nostre provviste. Il pane scelto per i panini, non convince il Bruder, ma l’aria d’alta quota ha messo fame, e per una volta, suo malgrado, decide che è meglio soprassedere. Il ricovero offre una vista spettacolare sulle montagne intorno. Ci sediamo gambe a penzoloni e pensiamo a tutti quei giovani che hanno dovuto trascorrere mesi all’addiaccio, quassù o sopra le vette di questi monti. Per combattere un nemico che aveva la stessa faccia, lo stesso puzzo ma la divisa di altro colore.



In Cima allo Jof di Somdogna

Dopo la sosta riprendiamo il cammino e tempo pochi minuti, ci troviamo in cima, dove già ci aspetta Juliette che è fiera di aver vinto la sfida con il nonno. Grande camminatore il signore, ci racconta che sul Montasio ci è salito una diecina di volte e, in un paio di occasioni, anche dal versante nord. Ci dice che quattro anni fa, a capo di una comitiva, dopo aver dormito al Bivacco Stuparich, percorse la Via Amalia e attraversato il ghiacciaio (quello che resta) salì fino in cima al Montasio per il canalone Findenegg. E’ bello sentirlo parlare e provare ad immaginare i canaloni, le cenge e i passaggi che ci racconta. Gli dico che soffro troppo di vertigini e le ferrate le lascio ad altri (sapendo di perdermi tanti posti incantati e selvaggi). Lui ci risponde, che, saggiamente, ognuno deve fare in base alle proprie possibilità. Dopo un pò ci raggiungono anche la signora del cappellino e suo marito, che scopriamo essere i genitori di Juliette. Ricomposto il quadro di famiglia, facciamo alcune foto con loro e decidiamo di scendere ad anello.


Fotografie storiche Prima Guerra Mondiale in Val Dogna


Panoramica dalla cima dello Jof di Somdogna


Total distance: 7795 m
Max elevation: 1892 m
Total climbing: 849 m
Total time: 05:33:13
Download file: Jof di Somdogna.gpx

La discesa

Proseguiamo lungo il versante nord-ovest dello Jof di Somdogna. Ci sono resti di trincee sparsi ovunque e quel che resta di una casermetta di comando truppa. Alcuni cunicoli attraversano la montagna da lato a lato. La discesa, tra i mughi, è abbastanza agevole e in breve si arriva allo scolo / canalone di Carnizza. Sopra di noi le pareti imponenti del Montasio, ci fanno sentire davvero infinitesimi e insignificanti. Che maestosità regale ci offre la natura. Dopo un quarto d’ora tra larici e mughi, scorgiamo la sagoma rossa di un bivacco.



Il Bivacco Stuparich

Appollaiato su di uno sperone prativo, arriviamo in breve al Bivacco Stuparich. E’ tutto chiuso, così decidiamo di aprire le imposte, per far passare un pò d’aria. Rimango ammaliato dal fascino del bivacco. Dentro è rivestito in legno e dopo un corridoio, si apre una stanza con un tavolo e oltre il dormitoio, con dodici lettini e in alto lo spazio per le coperte. Tutto trasuda di montagna e di ascese epiche in solitaria o in cordata. Il pensiero corre a Julius Kugy e alle sue amate Giulie e ai suoi celebri aforismi…

Non cercate nelle montagne un’impalcatura per arrampicare, cercate la loro anima.

(julius kugy)

La torre Palizza, lo Jof Fuart, il Grande ed il Piccolo Nabois, la Cima di Terrarossa. In cima al Foronon del Buinz, la sagoma luccicante del Bivacco Vuerich. Tutto invita ad arrampicare.

Presto ci raggiunge un’altra coppia di signori e chiacchieriamo un pò anche con loro. La ragazza ci dice essere di Lucinico Gardisciuta e così parliamo un pò del nostro comune amico pugile Paolone ora Baja il cuoco. Sono simpaticissimi, ci raccontano le loro epiche uscite domenicali, con nuvoletta fantozziana al seguito. Oggi, diciamo loro, che è davvero impossibile che piova e che il più ormai è fatto. “Il più è fatto?, ma state scherzando” ci rispondono in coro. Ci dicono che la salita dal Grego sia stata una vera tortura e vorrebbero trovare un percorso alternativo per scendere. Mangiamo qualcosa con loro, lascio un the nel bivacco per camminatori bisognosi, firmiamo il libro presenze e salutiamo. Quando partiamo arriva lo scricciolo Juliette. Ci saluta, anche se ha perso un pò di verve che aveva in cima allo Jof di Sompdogna. Sono solo sette anni i suoi, piccina e siamo stanchi noi, figurarsi lei poverina. Beatà gioventù…

La discesa verso il Rifugio

In effetti la discesa SOB è davvero tosta. Il giorno prima deve aver piovuto, il lato è a nord ed il sentiero Chersi CAI 611 è bello ripido. Usiamo la massima prudenza, e si va giù aiutandosi con le mani e tenendosi per i rami degli arbusti. Il fondo è tremendamente sdrucciolevole. Dopo una mezz’ora arriviamo sul rio Carnizza e lo attraversiamo e pensiamo, “Dai che il più è fatto“. Per nulla invece. Doppio SOB. Il sentiero taglia tutto il costone e poi ricomincia a salire ripido, in un bosco dove il terreno è melmoso e le radici degli alberi fanno da scalini improvvisati. Siamo praticamente senza acqua (che deficiente che sono, quel tè sarebbe stato provvidenziale adesso). Raccogliamo le forze e imprecando “santi e madonne” anche in esperanto, arriviamo stremati nei pressi del rifugio Grego. Ci sediamo, assorbiamo una birra da mezzo e fagocitiamo una fetta di torta Sacher. Già meglio…. C’è molta gente, salita dalla Val Saisera ed ora sta riscendendo. Roberto li segue e gli urlo che sta sbagliando sentiero. Prendiamo la carrareccia e ritorniamo in breve al parcheggio della Sella di Somdogna.

Quando siamo in auto, l’ultimo pensiero corre a Juliette, chissà se sarà al rifugio a godersi la sua coca, davvero guadagnata quest’oggi. Lungo la strada ci fermiamo a Plan dai Spadovai alla Malga dove acquistiamo un pò di formaggio e qualche ricotta affumicata. Passiamo anche nei pressi dell’itinerario dei Plans, ripromettendoci che ci ritorneremo per una visita.

Buone Montagne a tutti !!!

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